In Origine, in origine non c’era niente. Fu con la prima luce che scoprimmo d’aver vissuto fino ad allora nel buio più completo.
Lei non era come noi. Le ossa, i muscoli, era tutto al posto giusto. Eppure non era come noi. Noi camminavamo, lei danzava. Annusavamo l’odore di qualcosa di esotico, selvatico.
Era una vibrazione. Così sottile ed impercettibile che nemmeno i cani e i bambini se ne sarebbero accorti. Eppure riusciva a sgretolarti dentro. Riduceva in polvere idee, fedi, ideologie. Spazzava via tutto.
Per noi, cresciuti immersi in un oscurità di cui nemmeno sapevamo l’esistenza, era troppo.
I nostri cuori, oh, diamine, si agitavano come il vapore in tazze di caffè nero bollente. Alla fine, rimaneva solo l’amaro.
Dimenticarla, passare oltre. Ci dissero che quella era la soluzione, che altre non ne avevano, altre non ce ne erano.
Finché cresci al buio, non vi è differenza fra tenere gli occhi aperti e tenere gli occhi chiusi.
Divenimmo una lista di nomi appuntati, fretta e matita sopra un quadernetto.
Rimasero solo due furetti avvolti, il pulsare sincopato di due cuori nel buio della tana.