Markov Literature 0.1

Feb 1, 2018 2018-02-01T00:00:00+02:00 by Henry Triplette
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La chiamata mi desta. Questo rumore misterioso ora suona come una forma fedele. Io, architetto de le cose di sotterra, frutto della più perversa delizia, mi ergo, grande e maestoso. Ecco approssimarsi la stagione in cui, come un cadavere, mi soddisfo e mi nutro in un rantolo agonizzante. È così che attraverso la grata ricurva guardo un mondo ormai alieno. Tra ombre nervose come gli spasmi dei malati, tra buche grandi come tombe, dimora d’ogni uomo, scorgo ciò che da molto tempo il nostro giardino dell’Eden sogna. Una donna. Pallida vergine e vertigine, davanti a tutta questa desolazione ella declama il suo flebile manifesto, come formica innanzi ai calzari del divino.

Come medico, mia medicina familiare nelle nevose annate della Noia, scevro della diligenza cui l’arte condanna.

Come due angeli torturati da una scarpetta ornata di nappe, bella maliarda, oh! Come pianeti attratti nelle profondità siderali, ti striscio innanzi, fremente e danzante, oh! Mia Dea sinistra, spaventevole, o Signora, la tua immagine un’oasi d’ebrezza.

— È vero che qualche volta il triste cuore volgo alla luce, da pietà a te non imploro, o Padre dannato, o Padre benedetto!

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