C’era una volta un vecchio indiano.
Non un indiano d’America, con piume e scalpi appesi alla cintura,
ma un indiano d’India, con turbante e abiti di lino.
Questo vecchio indiano non era ne un principe ne un mercante.
Era un semplice, onesto contadino in un povero villaggio a Telangana.
Un giorno, passeggiando per i campi, trovò un bellissimo cavallo, dal pelo lucido, criniera folta e zoccoli possenti. Decise di prenderlo con se e portarlo al villaggio. I suoi concittadini, dapprima incuriositi, poi festanti, lodavano la fortuna del vecchio contadino.
"Sei proprio un uomo fortunato, hai un cavallo così bello solo per te", ripetevano in coro. Il vecchio contadino non disse nulla.
Portò il suo stallone a casa, e decise di affidarlo al suo figlio primogenito, perchè lo domasse. Il giovane balzò in groppa al cavallo, che subito si impennò, disarcionandolo. Il figlio, nella caduta, si ruppe una gamba.
"Sei proprio un uomo sfortunato, ora il tuo figlio primogenito rimarrà zoppo a vita", dissero gli abitanti del villaggio accorsi a prestar soccorso. Il vecchio contadino non disse nulla.
Vennero tempi buii, e venne la guerra. Tutti i figli primogeniti degli abitanti del villaggio furono chiamati alle armi. Tutti, tranne il primogenito del contadino, che ormai zoppo, non poteva marciare nell’esercito del Re.
"Sei proprio un uomo fortunato, i nostri figli vanno a morire al fronte mentre il tuo ti rimarrà accanto nella vecchiaia", dissero gli abitanti del villaggio. Il vecchio contadino non disse nulla.
E fu guerra e battaglia, e giunsero gli invasori anche in quel piccolo villaggio, e sgozzarono ogni giovane, risparmiando solo vecchi, donne e bambini.
"Sei proprio un uomo sfortunato, se tuo figlio non fosse rimasto a quest’ora sarebbe ancora in vita", dissero gli abitanti del villaggio sopravvissuti. Il vecchio contadino non disse nulla.
Potrei continuare all’infinito, ma il punto che voglio farti capire è questo.
Tu mi chiedi una scelta.
Ed io ti dico che non esiste scelta moralmente giusta o sbagliata, perché ciò che la definisce come tale sono solo le conseguenze. E le conseguenze sono per loro natura imperscrutabili e inconoscibili.
Per questo stesso principio non esistono scelte sbagliate, perché come esseri umani scegliamo sempre il meglio (indipendentemente da morale o ideologie o situazioni).
Come posso sapere io se il tradimento del marito non è soltanto una situazione temporanea, o che lei stessa non l’abbia già tradito, o che non si lasceranno per altri motivi, o che l’idea di metter su famiglia farà rientrare in carreggiata lui.
E se l’idea di metter su famiglia, rinunciando alle sue ambizioni, condannasse lei ad una vita di rimpianti? E se l’idea di seguire le sue ambizioni, rinunciando all’idea di metter su famiglia, condannasse lei ad una vita di rimpianti? E Se fossimo condannati a morte certa di lì a breve, perché rendere ancora più amaro il trapasso?
Per questo faccio domande, perchè non posso scegliere io il meglio per le persone. Posso solo indicargli la via.
Perchè la vita, mia cara, è un gioco a somma 0.
E questo è il motivo per cui nessuno mi fa più giochini di logica quando siamo in pausa alla macchinetta del caffè.