La mia vita ha dei colori bellissimi. Quelli del segnale d’allarme per le cazzate immani. Un colorato caleidoscopio di lucine d’errore.
- Parli sempre così difficile?
Abbiamo parole specifiche per veicolare significati specifici. Comunicare già di per se è un atto difficile. Doversi giustificare aggiunge solamente un inutile livello di complicazione ulteriore.
La mia famiglia non approva minimamente. Anzi.
- Consideri importante il giudizio della tua famiglia?
E’ la prima società con cui mi trovo a dovermi rapportarmi, indipendentemente dall’importanza che do al loro giudizio, fanno parte d’una microstruttura sociale di cui son parte.
- Vuoi che lei sia felice?
Voglio che sia quello che vuole essere, e voglio poter esserle utile nel diventarlo. Se vuole essere felice, che lo sia. Se vuole diventare un drago sputafuoco, comprerò carbonella.
- Sei importante per lei?
Nonostante tutto, la sua felicità non dipende da me, che io sia presente o meno è del tutto irrilevante. Potrei essere un idea, un ideale, una fantasia o un concetto astratto. Il fatto che io sia una persona rende solo il tutto più facile. Puoi abbracciare un idea, ma non ti darà mai la buonanotte.
- Sei depresso?
Non credo. Penso che una certa percentuale di tristezza e insoddisfazione sia necessaria. La mia è solo più alta della media. Non voglio autodiagnosticarmi un disturbo mentale per utilizzarlo come una scusa, ne essere trattato alla stregua di chi lo fa con il solo scopo di attirare l’attenzione.
- C’è un limite ai traumi che una persona può sopportare prima di mettersi ad urlare in mezzo alla strada?
Esitgrancazzi dove ce li metti? Lo prenderanno per pazzo, per come ragioniamo le devianze devono essere eliminate.
- Perchè non mi hai detto che avevi programmi per noi due?
Perchè non sono il palinsesto della tua vita. Perchè per quanto possa amare una persona, mi conosco. E so che l’unico vero requisito che deve avere è quello di essere autonoma nel caso mi succedesse qualcosa.
- Pensi al suicidio?
Dipende dal periodo. Con cadenza giornaliera, con qualche picco nei periodi infrasettimanali.
- Perchè sei ancora qui ad ammorbarci?
Ho semplicemente troppa paura degli ospedali per pensare a cosa potrebbe succedere se sbagliassi. Ho paura di deludere e ferire le persone che per qualche perverso istinto autolesionista mi vogliono ancora bene. Se l’istinto di sopravvivenza fallisce, la paura sopperisce.
- Abbiamo un attimo sistema di backup, vero?
Assolutamente.
- Cosa conti di fare?
Se dovesse essere necessario, prendere tutte le possibili precauzioni affinchè vada a buon fine. Voglio un lavoro pulito e definitivo.
- Ultimi pensieri, messaggi? Preoccupato?
No, ho preso tutte le precauzioni del caso.
- Vuole chiamare qualcuno?
Già fatto. A volte serve più un boia che un dottore. Per il resto, le persone che vogliono salvarsi si salvano da sole.