Ho piú talento per i titoli che per i contenuti, devo ammetterlo.
Sei lo spazio fra gli atomi in un esplosione termonucleare. I sacchetti di patatine pieni a metà.
I baci sulla fronte, quelli in cui uno dei due rimane con le labbra schiuse come un idiota e lacrime di delusione in gola. Le offerte speciali che non posso permettermi.
Sei il treno in ritardo e il ciclo in anticipo. Sei il treno (perso) in anticipo e il ciclo in ritardo.
Sei le baffe sui fianchi che non andranno mai via e lo scoprire come il fondo del barattolo di Nutella è un habitat perfetto per i sensi di colpa, quelli feroci.
Sei le commedie italiane degli anni ‘90 che qualche idiota si ostina a considerare Arte da rivalutare, invece di minacciare il proiezionista con una calibro .45.
Sei tutti quei vigliacchi troppo pavidi per ammettere che si, si rompono i coglioni anche loro nei cinemini d’essai, ma con quello che hanno speso in occhiali e scatto-fisso non possono permettersi un multisala.
Sei la solitudine della soubrettina che scrive un libro perchè sente di svoltare carriera. Sei il silenzio prima del “ti vedo più come un amico”. Sei la chitarra elettrica nella versione acustica di “Maybe Tomorrow”, mentre preghi che una corda si spezzi e gli tranci una falange.
Sei la birra nei bicchieri in plastica e i messaggi da sbronzo alle due di notte. Sei la vocina che ti sussurra “Tanto poi te ne penti” un attimo prima di sboccare in qualche aiuola.
Sei il tono insofferente dell’impiegata alle Poste che ha appena perso la tua raccomandata, l’incravattato che ti sbuffa sul collo mentre aspetti in coda e le madri moderne che usano i passeggini come un ariete medioevale.
Sei “Patente e libretto, prego”.
Sei la barretta rossa della batteria sul telefono. Sei l’auricolare sinistro delle cuffie che smette di funzionare il venerdì pomeriggio.
Se la giustizia divina, ma d’un Dio che non è il mio.
Sei l’ironia del karma e tutte le stronzate new age post rock indie-vintage-punk della tua migliore amica. Sei la risposta perfetta che arriva mezz’ora dopo una discussione. Sei la riga sul fianco della tua prima macchina e il mestruo il primo giorno di ferie assieme. Sei lo xanax, l’anoxil, il toramim, e “si, caro, un altra pastiglia, si, ma solo da provare, poi vediamo come stai”.
Sei gli esami di coscienza dopo una sega a letto e fare sega il giorno degli esami.
Sei Hitler che invade la Polonia, la Cina che invade il Tibet, la Russia che invade l’Afghanistan e la tua amica acida che non trova nessuno che le invada l’utero.
Sei i primi venti minuti da solo dopo il “dobbiamo parlare”.
Sei la no fly zone, la friendzone, la discozone quando non girano le anfe ed il dj mette su solo Avicii e la macarena.
Sei lo scrivere solo perchè le lettere non costano. Sei le mattine con il tuo nome stretto fra i denti e la sfiga colossale nel raccontarlo su Internet.
Sei il devo dare un nome a tutte le cose che mi spaventano solo per non farmi spaventare più, e forse è la cosa più intelligente Io abbia mai fatto.